jueves, 11 de mayo de 2017

"La niña junco" reviewed by Ondarock (Italia)












Si tratti di affinità elettive o di proselitismo, nessun'altra etichetta sarebbe stata adatta a ospitare la musica di Federico Durand quanto la 12k di Taylor Deupree, di ritorno nel 2017 con le delicate sequenze indeterminate di "Somi". Attivo dall'inizio del decennio, poco più di un anno fa l'autore argentino trovava infatti la casa ideale per "A Través Del Espejo", ultimo di una già nutrita serie di album ambient dallo stile intimo e inconfondibile.
Con "La Niña Junco" Durand ha voluto portare a compimento un esercizio di essenzialità, riducendo ai minimi termini gli strumenti a sua disposizione: con un unico sintetizzatore Crumar Performer, due pedali loop e uno per il delay è infatti riuscito a plasmare nove tracce infuse di una grazia surreale, in bilico tra bozzettismo figurativo e onirica astrazione.

Seppure su tutte sia più calzante l'analogia coi morbidi tappeti del bedroom pop firmato Trouble Books ("La historia de la niña junco", "Lluvia de estrellas"), non risulta pretestuosa l'ulteriore associazione con le recenti prove del maestro Eno: se il suo "Lux" era un quadro oggettivante e cristallino su una natura immota, le miniature di Durand si appigliano a suggestioni che spaziano dall'istantanea fotografica ("Una plaza junto a las vías del tren") alla sinestesia tattile (i due movimenti di una ipotetica "melodia di peluche").
È lo stesso tratto gentile delle forme fantastiche di Joan Miró, ma anche delle favole partorite nel "regno dei sogni e della follia" chiamato Studio Ghibli, giunto di recente all'essenza della sua arte collettiva proprio con "La storia della principessa splendente".

Quando non c'è null'altro da dire, rimane soltanto l'ascolto e le immaginazioni da esso innescate: una pratica alla quale l'intero catalogo 12k ci ha sempre educato - con prodotti "di genere" ma che non possono mai semplicemente scivolare in sottofondo - e che un gioiello come "La Niña Junco" merita in particolar modo.


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Muchas gracias Ondarock y Michele Palozzo por la reseña! F.